Oggi come oggi quando ci troviamo davanti a una macchina da cucire restiamo stupiti di fronte alle mille funzioni possibili e alla facilità di utilizzo di cui sono dotate le cucitrici, specialmente quelle elettroniche di ultimissima generazione. Schermi intuitivi, funzioni automatiche, regolazioni computerizzate. Per non parlare della possibilità di svolgere le più fantasiose realizzazioni. Restiamo meravigliati dalla trasformazione delle macchine per sartoria lungo il corso del tempo.
I modelli antichi di cucitrici erano del tutto diversi da quelli che siamo abituati a vedere oggi, non solo per forma, dimensioni e materiali di fabbricazione ma anche per il tipo di funzionamento e per la trasportabilità. Le macchine da cucire d’epoca, infatti, erano rigorosamente di tipo meccanico e si presentavano esteticamente come degli apparecchi pesanti seppure dalla linea molto snella. Erano fabbricate in un materiale resistente quale, ad esempio, poteva essere il metallo o anche il ferro. Ben in vista e posizionato sul lato destro si trovava una grande ruota, la manopola che oggi chiamiamo volantino, adibita al movimento dell’ago e all’inserimento del filo, ma non solo. Infatti questa ruota, nelle cucitrici d’epoca, serviva anche a dare avvio al primo movimento della macchina che dava un input alla ruota interna la quale azionava il meccanismo di cucitura. Quest’ultimo infine doveva essere proseguito dall’azionamento del pedale.
Sul telaio della cucitrice erano disposti tutti gli elementi utili, gli stessi che troviamo oggi ma, ovviamente, in stile più rudimentale seppure perfettamente funzionante: il percorso di inserimento del filo, la rotella per il controllo della tensione o la leva per il piedino. La maggior parte dei modelli di cucitrici antiche avevano un design molto minimale: erano dotate degli elementi essenziali e riportavano la scritta della propria marca sopra la struttura. Alcuni modelli invece erano elegantemente decorati.
Moltissime tipologie di cucitrici d’epoca erano saldate e incorporate a un ampio tavolo, spesso in legno, sui lati del quale erano presenti diversi cassetti in cui era possibile riporre tutti gli oggetti e l’occorrente necessario al cucito. Nella parte sottostante al piano di lavoro era posizionato il pedale da azionare con il piede, per consentire all’intero macchinario di svolgere le operazioni di cucitura. Il pedale, come sappiamo, oggi, è stato sostituito da un reostato, ovvero da un pedale a funzionamento elettrico. Infine, quando il lavoro era terminato, era possibile ricoprire il macchinario con un grande coperchio di legno, per evitare allo stesso tempo di esporre l’apparecchio a eventuali danneggiamenti e usure.
Altri modelli di macchine da cucire d’epoca, sempre destinate ad un uso domestico, erano quelle a scomparsa, ovvero quelle che venivano inserite all’interno di un mobile che le conteneva e che poteva essere di diverse forme e dimensioni. Questo mobiletto era fatto in modo tale da essere comodamente aperto e richiuso dopo l’utilizzo. Quando il vano veniva predisposto al lavoro bastava aprire uno sportello dentro al quale era riposto l’intero meccanismo da estrarre e preparare: la macchina da cucire, il piano di lavoro, il pedale, gli accessori. Una volta finita la lavorazione a macchina il tutto veniva rimesso all’interno del mobile che finiva poi per fare parte dell’arredamento della casa, come ripiano di appoggio per oggetti. Similmente, oggi, si trovano in commercio dei mobili per macchina da cucire che svolgono la stessa funzione, ovvero quella di mettere il macchinario a disposizione per l’uso, custodirlo e nasconderlo.
Molti di noi possono aver ereditato dalle proprie nonne o dalle proprie madri delle macchine da cucire d’epoca. È sempre bene avere cura di questi oggetti non solo per il valore intrinseco che possiedono in termini di denaro ma anche in quanto sono dei pezzi di antiquariato che ci raccontano la storia e lo sviluppo della sartoria nel corso del tempo.